Quando parliamo di transizione energetica l'attenzione si concentra spesso sugli impianti rinnovabili, sulle batterie e sulle ultime tecnologie di generazione. Ma il cambiamento in corso poggia su un elemento meno vistoso, eppure decisivo: la rete elettrica. È la rete che rende infatti possibile l'incontro tra nuova produzione e nuovi usi dell'energia, ed è sempre la rete che oggi sta affrontando una trasformazione profonda, tanto strutturale quanto tecnologica. Il sistema elettrico sta abbandonando il modello centralizzato del passato, basato su pochi grandi impianti e flussi prevedibili, per evolvere verso una configurazione diffusa e dinamica. Migliaia di impianti fotovoltaici ed eolici di piccola e media taglia sono distribuiti sul territorio, mentre i consumatori diventano sempre più prosumers. A questo scenario si sovrappongono gli effetti del cambiamento climatico, che modificano le condizioni operative e aumentano l’esposizione a eventi estremi. In un simile contesto la rete non può limitarsi a esistere: deve adattarsi, rafforzarsi e diventare ancora più intelligente, investendo nelle infrastrutture e attuando pratiche di gestione e controllo digitali supportate da algoritmi di intelligenza artificiale.
Reti più rinnovabili e complesse
La funzione della rete non è più soltanto quella di trasportare energia dal punto di produzione al punto di consumo; oggi deve orchestrare un sistema in cui la generazione rinnovabile è intermittente, distribuita e relativamente imprevedibile. Sole e vento non seguono curve di carico prestabilite e, senza un'infrastruttura capace di reagire in tempo reale, l'equilibrio del sistema può essere messo sotto pressione.
A complicare le cose, i flussi non sono più a senso unico. La diffusione della generazione distribuita ha reso bidirezionale lo scambio tra rete e utenti, che possono immettere energia, auto consumare o prelevarla in momenti diversi. È qui che la digitalizzazione diventa un fattore abilitante: sensori, automazione e algoritmi di intelligenza artificiale permettono di monitorare la rete, prevederne i comportamenti e intervenire in modo tempestivo.
I numeri dei prosumer raccontano bene questa trasformazione. In Italia sono circa 2 milioni, di cui 1,9 milioni connessi alla rete di e-distribuzione, società del Gruppo Enel. Solo nel 2024 si contano 280 mila nuovi prosumer, per una potenza totale di 5,1 GW. La rete si trova così a gestire milioni di punti attivi distribuiti, in uno scenario molto diverso dal passato.
Come evolve la distribuzione
Per sostenere questa evoluzione servono due interventi complementari: investimenti fisici sull'infrastruttura e un salto di qualità nella gestione. E-distribuzione opera su una delle reti più estese d'Europa, che richiede un presidio costante e una pianificazione di lungo periodo. A livello globale, la rete del Gruppo Enel si estende per circa 1,9 milioni di chilometri; in Italia supera 1,2 milioni di chilometri, con circa 450 mila cabine secondarie e oltre 2.500 tra cabine primarie e centri satellite.
Su questa base si innesta la strategia industriale di Enel: la quota più rilevante degli investimenti è destinata alle reti di distribuzione, tra sviluppo della rete, connessioni dei clienti e manutenzione. All'interno dello sviluppo rientrano gli investimenti legati all'elettrificazione dei consumi e aumento dell'hosting capacity, cioè la capacità della rete di accogliere nuova produzione rinnovabile mantenendo sicurezza e stabilità. La digitalizzazione è parte integrante di questo percorso: sistemi di controllo avanzati, smart grid e contatori intelligenti consentono una gestione sempre più precisa e flessibile del sistema elettrico.
L'importanza della distribuzione
Il ruolo centrale della rete di distribuzione è confermato anche dagli studi di scenario: la distribuzione non è un elemento accessorio, ma una condizione necessaria per il successo della transizione.
La stessa direzione emerge a livello europeo. La Commissione Ue indica che, per raggiungere la neutralità climatica al 2050, sarà necessario raddoppiare il ritmo di installazione delle rinnovabili e portare l'elettricità a coprire circa il 60% dei consumi finali; un obiettivo che rafforza ulteriormente il ruolo della rete di distribuzione nelle scelte industriali e di sistema.
Non a caso, il Net Zero Industry Act riconosce la rete elettrica come tecnologia strategica, mentre la direttiva Ue 2022/2557 la include tra i settori essenziali per le funzioni vitali ed economiche.
Un ultimo dato sintetizza la trasformazione in atto: nel 2023 in Italia sono state realizzate oltre 370 mila nuove connessioni alla rete, sette volte quelle di dieci anni fa. La rete del futuro deve quindi sostenere flussi bidirezionali, utenti sempre più attivi e livelli di servizio elevati. Secondo le stime TEHA, nei prossimi dieci anni saranno necessari circa 6 miliardi di euro all’anno di investimenti nella distribuzione elettrica italiana, con ricadute significative sull’economia: oltre 13 miliardi di valore aggiunto annuo, pari a circa lo 0,7% del pil, più di 170 mila posti di lavoro e oltre 12 miliardi di redditi per le famiglie.
In questa prospettiva, la stabilità regolatoria la capacità di innovare diventa condizione essenziale. Perché la transizione energetica non si gioca solo su quanta energia pulita viene prodotta, ma su quanto il sistema è in grado di accoglierla, distribuirla e renderla affidabile ogni giorno. E questo, sempre più, passa dalla rete.

