Tra bunker e droni: ecco la prima linea del fronte cinese di Taiwan

Scritto il 28/10/2025
da Federico Giuliani

Le isole Kinmen, minuscole ma strategiche e a pochi chilometri dalla Cina, sono oggi il punto più sensibile del confronto tra Taiwan e Pechino

Tutti parlano di Taiwan, del rischio di un'offensiva cinese contro l'isola, della possibilità che in Asia possa scoppiare una guerra con conseguenze mondiali. Pochi però si concentrato sulla cosiddetta prima linea del fronte, ossia delle isole Kinmen situate a una manciata di chilometri dalle coste cinesi. La più piccola di queste, Dadan, ha una superficie inferiore a un chilometro quadrato. Si trova a 4 chilometri da Xiamen, è costellata di bunker sotterranei ed è famosa per ospitare uno slogan lungo 20 metri dipinto in caratteri rossi e rivolto direttamente verso la terraferma controllata da Pechino. Cosa dice il cartellone? "Riunificare la Cina con i tre principi del popolo", la filosofia politica di Sun Yat Sen, fondatore della Repubblica di Cina che rovesciò la dinastia Qing nel 1911.

La prima linea del fronte

Come ha raccontato Reuters in un lungo reportage, le navi della guardia costiera cinese entrano regolarmente nelle acque di Kinmen scatenando l'ira di Taiwan, che invia le proprie imbarcazioni per scacciarle. Quest'anno, Dadan è apparsa nel programma televisivo taiwanese "Zero Day Attack", che immagina un'invasione cinese. Piccolo spoiler: nell'episodio principale della fiction i difensori hanno respinto Pechino proprio come accadde nella realtà nel 1950. La situazione oggi è tornata ad esser delicatissima. La Cina, sospettano infatti i funzionari del governo guidato da William Lai, potrebbe provare a esercitare un controllo economico sulle isole più periferiche di Taipei, le più sensibili e di frontiera.

Qualche mese fa la Defense Intelligence Agency, la principale agenzia militare di intelligence per l'estero degli Stati Uniti d'America. Gli analisti Usa temono infatti che il Dragone possa annettere la "provincia ribelle" seguendo una strategia particolare. In che modo? Tentando di impossessarsi delle isole periferiche di Taiwan per poi fare pressione sul governo taiwanese e mettere alla prova Washington.

Esistono vari rapporti che hanno già identificato Kinmen e Matsu come le zone più vulnerabili del territorio di Taiwan. Queste isolette, non a caso, si trovano a oltre 160 chilometri dall'isola principale di Taiwan, ma appena al largo della costa cinese. Giusto un anno fa il think tank Institute for the Study of War scriveva che gli sforzi di Pechino per affermare il controllo su Kinmen e Matsu avrebbero combinato incentivi economici, coercizione non violenta, guerra legale, guerra dell'informazione, sviluppo infrastrutturale e una varietà di tattiche da zona grigia.

L'obiettivo della Cina

L'obiettivo di Pechino? Influenzare l'opinione pubblica locale e indebolire il controllo di Taiwan su quei territori strategici. Per poi allargare la pressione fino a Taipei. Gli Stati Uniti non abbandoneranno il loro sostegno l'isola nell'ambito delle trattative con la Cina per raggiungere un accordo commerciale, ha intanto fatto sapere il segretario di stato Marco Rubio, secondo quanto riportato dall'agenzia Bloomberg. "Nessuno sta pensando" di ottenere un trattamento favorevole in un accordo commerciale con in cambio dell'abbandono di Taiwan, ha aggiunto Rubio.

Taiwan ha in ogni caso formalizzato per la prima volta le condizioni in cui le sue forze armate possono abbattere droni sospetti. Quest'ultima mossa avallata dal governo Lai sottolinea l'intensificarsi delle tensioni nella regione e la necessità da parte di Taipei di chiarire le norme d'ingaggio in uno scenario sempre più instabile. Anche perché i droni del Dragone hanno più volte volato nei pressi delle Kinmen...