AGI - Non è il momento 'giusto' per una perizia super partes che sciolga i dubbi sull'incidente stradale in cui il 19enne egiziano Ramy Elgaml morì il 24 novembre dell'anno scorso dopo il contatto tra lo scooter sul quale viaggiava con Fares Bouzidi e la gazzella dei carabinieri che li inseguiva. Lo ribadisce la gip Maria Idra Gurgo di Castelmenardo nel provvedimento in cui, per la seconda volta, respinge la stessa richiesta della Procura.
"La richiesta oggi in valutazione si differenzia da quella precedente solo sotto il profilo che questa volta, specifica gli elementi di divergenza tra le varie relazione dei consulenti tecnici depositate in atti", cioè le consulenze svolte dagli esperti incaricati dagli indagati Fares Bouzidi, dal carabiniere Antonio Lenoci e dai familiari di Ramy. Consulenze che vertono "sulla dinamica del sinistro e, in particolare, al momento e alle modalità con cui si sarebbe verificato il contatto tra l'autovettura di radiomobile e il motociclo a bordo del quale viaggiava (quale trasportato) la vittima".
Secondo la Procura, la "perizia può essere strumento decisivo anche nella fase delle indagini preliminari ai fini della decisione del gip sulla fondatezza di un'eventuale richiesta di archiviazione ovvero di un eventuale esercizio dell'azione penale". Motivazione che non convince la giudice. "Non può non rilevarsi come, diversamente da quanto assume il pm - scrive la gip - l'incidente probatorio non è strumento funzionalmente destinato a orientare la decisione del gip sulla fondatezza di un'eventuale richiesta di archiviazione".
"La perizia svolge appieno il suo ruolo chiarificatore allorché lo scenario fattuale sia acquisito al processo in modo compiuto e rituale - è la conclusione del giudice -. Essa, dunque, particolarmente nelle situazioni probatorie complesse, si colloca archetipicamente nel dibattimento, al termine dell'istruttoria".

