Vogliamo subito dichiarare la nostra simpatia per Rula Jebreal; peccato che si creda una giornalista.
Comunque. Ieri, a Montecitorio, Rula Jebreal con Sigfrido Ranucci e Giuseppe Conte tre esponenti di quella sinistra che da tempo accompagna per mano i suoi elettori a votare la destra - ha presentato il suo nuovo libro intitolato Genocidio. Molto bello; poi dopo lo leggo.
E parlando liberamente di quanto in Italia manchi la libertà, la Jebreal ha detto che Ranucci è «un guardiano della democrazia» (e chi può negarlo?), che è un eroe nazionale (le nazioni da quando non c'è più Brecht hanno sempre bisogno di eroi) e che gli hanno messo una bomba davanti a casa per zittirlo, «come hanno fatto con i 280 palestinesi uccisi a Gaza perché raccontavano la verità».
Era un'impresa impossibile declinare il caso Ranucci su Gaza. Lei c'è riuscita.
Non c'entra nulla. Ma Enzo Iacchetti ha un libro da lanciare. Alessandro Di Battista ha un libro da lanciare. Rula Jebreal ha un libro da lanciare. E anche noi adesso abbiamo tre libri da lanciare.
La Jebreal, alla quale riconosciamo di aver momentaneamente oscurato Francesca Albanese, è ossessionata dal genocidio, come Berizzi dal fascismo, Tozzi dal ponte sullo Stretto e la Gruber dalla destra-destra. Parlano solo di quello. I fanatici sono sempre prolissi.
E per il resto, pensando a Ranucci e alla Jebreal, è vero: la libertà di parola fa parte della qualità di una democrazia. Ma la libertà di parola, senza un giornalismo di qualità, è solo libertà di fare un giornalismo di parte.