La moda ricomincia a correre (indossando le sneakers)

Scritto il 28/10/2025
da Serena Coppetti

Il settore chiude l'anno ancora in crisi (specie uomo e infanzia) ma si iniziano a intravedere segnali positivi

È una moda ancora in crisi, ma che comincia a intravedere un'inversione di tendenza, con i consumatori che cercano sempre più la qualità e il Made in Italy. Sono alcuni dei punti emersi nel convegno di Assomoda Confcommercio dal titolo "Fashion Forward, la distribuzione moda tra crisi, cambiamento e opportunità Osservare il mercato di oggi per anticipare i bisogni di domani", realizzato in collaborazione con Federazione Moda Italia e FederModa Milano. Fra i partecipanti anche il presidente della Camera nazionale della Moda Carlo Capasa, il presidente di Confindustria Moda Luca Sburlati. "È necessario che la moda trovi regole eque di mercato e un equilibrio di filiera: dalla produzione e lavorazione delle materie prime ai brand, passando per l'intermediazione professionale, al retail fino al consumatore finale. Ogni anello della filiera è forte solo se tiene insieme gli altri", ha sottolineato il presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Giulio Felloni. Nel corso del convegno la Federazione ha elencato le misure concrete per il rilancio dei consumi e della moda. In testa la detrazione fiscale per acquisti nei negozi di vicinato di prodotti moda made in Ue e sostenibili; l'Iva agevolata sui prodotti moda; l'abolizione dell'esenzione dai dazi e un contributo ambientale per le spedizioni extra-Ue sotto i 150 euro. "Interventi urgenti", per Felloni "perché nel 2024 hanno chiuso 18 negozi di moda ogni giorno, per un totale di 6.459 in un anno, e perché la spesa delle famiglie per abbigliamento e accessori negli ultimi 5 anni è calata di quasi 4 miliardi". Tra le distorsioni di mercato più sentite dal dettaglio moda preoccupa fra l'altro la concorrenza sleale dell'ultra fast fashion: ogni giorno circolano nella Ue 12 milioni di pacchi di basso valore esenti da dazi (e spesso da controlli). Il mercato del fashion d'altronde vale circa 12 miliardi di euro, in calo dell'8,1% rispetto al 2019 e dell'1,4% rispetto al 2021 come emerge dalla ricerca Sita-Pambianco. A presentare le maggiori difficoltà i comparti uomo e infanzia, stabile invece quello femminile, ma crescono ottimismo e sentiment, che tornano a crescere dopo tre trimestri consecutivi di calo. Solo l'11% dei consumatori dichiara di non avere in programma acquisti per la stagione autunno-inverno. I principali driver di acquisto sono l'attenzione alle offerte, ma anche la qualità e il Made in Italy. I millennials (28-44 anni) sono la generazione con più potenziale per il Fashion: sia come risorse destinate, sia come volumi acquistati (in media 36 capi all'anno, con una spesa in Fashion a testa di 750 euro). La curiosità? In crescita le calzature, con le sneakers a fare da traino.