L'arte implacabile del cronometraggio che rende lo sport una scienza esattissima

Scritto il 18/12/2025
da Andrea Cuomo

Dai Giochi del 1932 il rilevamento dei tempi è affidato a Omega che nelle gare italiane proporrà molte innovazioni tecnologiche

Un evento sportivo alla fine è una cosa semplice. Ci vogliono un campo di gara, degli atleti disposti a competere, un arbitro che fa applicare le regole e qualcuno disposto a prendere i tempi. E questo qualcuno, ai Giochi Olimpici, è dal 1932 Omega. Società svizzera di Bienne appartenente a The Swatch Group, leader incontrastata del cronometraggio sportivo. Una faccenda, badate, maledettamente seria e complicata.

Ciò che infatti viene dato per scontato, lo scorrere rapido dei numerini sul televisore che manda in onda la finale dei 100 metri piani o la seconda manche dello slalom speciale ed evidenzia in frazioni di secondo tempi, posizioni, distacchi e che aiuta anche a dirimere casi di apparente parità (la parità, nello sport, alla fine, non esiste) è frutto di un lavoro incessante compiuto nel quartier generale di Swiss Timing a Corgémont, nel nord della Svizzera, un autentica fabbrica del tempo in cui si concepiscono le diavolerie che servono a rendere sempre più affidabile, preciso, analitico il responso cronometrico di ogni evento sportivo. E ogni edizione dei Giochi Olimpici, estivi o invernali che siano, sono il culmine del lavoro del biennio precedente, il momento in cui sono mostrati al mondo intero i progressi di questa scienza che consiste nel dominio del tempo.

L'evoluzione del cronometraggio sportivo firmato Omega si è sviluppata lungo 32 edizioni dei Giochi Olimpici (Milano Cortina 2026 compresa), da Los Angelese 1932, quando un orologiaio partì da Bienne per la California con una valigia piena di orologi per prendere i tempi nel maggior numero possibile di discipline, fino alle gare italiane del prossimo febbraio, per le quali Omega schiererà 300 "timekeeper" a seguire 116 eventi, e poi 250 volontari qualificati, 130 tonnellate di attrezzature, 20 tabelloni generali, altri 65 dedicati alle singole discipline e oltre 100 chilometri di cavi e fibra ottica. Tutto per scansionare ogni attimo delle prestazioni di Lindsay Vonn o Sofia Goggia ma anche dello slalomista del Malawi che scenderà a spazzaneve impiegando tre minuti per una manche che richiederebbe 55 secondi.

La tecnologia Omega comprende il sistema di fotofinish Scan'O'Vision Ultimate che riesce a catturare 40mila immagini digitale per secondo sulla linea del traguardo, la tecnologia Snowgate che attiva il cronometro al cancelletto di partenza delle gare di sci alpino quando la bacchetta si trova esattamente allo stesso angolo per ogni concorrente, il Quantum Timer dotato di una risoluzione potenziata di un milionesimo di secondo, sensori di movimento e di posizionamento che tracciano la cronistoria di ogni evento consentendo di mostrare la velocità di un bob o le posizioni di ogni singolo momento di un'esibizione di pattinaggio. E a Milano Cortina saranno introdotte innovazioni come il Photofinish virtuale nel bob, la nuova release dell sistema grafico multimediale Vionardo e un perfezionamento della tecnologia Computer Vision, varata a Pyeongchang 2018, che consentirà il monitoraggio delle lame dei pattini nel pattinaggio di figura, l'analisi dello stacco nel salto con gli sci e nel big air e tante altre diavolerie. Ah, per i Giochi italiani Omega ha anche studiato un orologio ufficiale, il Seamaster 37 mm Milano Cortina. Il tempo è domato, almeno fino a Los Angeles 2028.